Taglio del nastro per la 22esima edizione della mostra di sculture di sabbia. Incontro tra i ragazzi della città e il vescovo ausiliare e vicario generale emerito del Patriarcato di Gerusalemme, monsignor Giacinto-Boulos Marcuzzo.
Un messaggio di fratellanza, dialogo e apertura all’altro. È quello partito da Jesolo nel corso dell’inaugurazione della 22esima edizione di Jesolo Sand Nativity, il celebre presepe di sabbia intitolato quest’anno “Fratelli tutti” e ispirato dall’omonima enciclica papale pubblicata il 3 ottobre 2020 e firmata da Papa Francesco sull’altare della basilica di San Francesco ad Assisi.
Il taglio del nastro ha visto la partecipazione del vescovo ausiliare e vicario generale emerito del Patriarcato di Gerusalemme, monsignor Giacinto-Boulos Marcuzzo, rafforzando l’invito al dialogo interreligioso contenuto nella mostra. Particolarmente pregno di significato il momento in cui un gruppo di studenti della classe V del liceo classico Eugenio Montale di San Donà di Piave hanno letto un messaggio di pace destinato a tre amici di fede cristiana, ebraica e musulmana, poi sottoscritto dalle autorità presenti.
Nel corso della mattinata monsignor Marcuzzo ha incontrato l’amministrazione comunale e gli studenti degli istituti Cornaro, D’Annunzio e Calvino di Jesolo ricevendo i loro elaborati, risultato di un importante progetto di approfondimento sulla parabola del Buon Samaritano ideato e poi sviluppato dall’associazione culturale Monsignor Giovanni Marcato e dalla comunità monastica di Marango di Caorle. Il vescovo ha acceso una fiammella, simbolo di speranza, alimentata da olio di Gerusalemme contenuto all’interno di una colomba in ceramica donata al sindaco di Jesolo, Christofer De Zotti.
La sera, al termine della cerimonia di inaugurazione dello Jesolo Sand Nativity, monsignor Marcuzzo è intervenuto durante l’incontro “Dove finisce il dialogo, là inizia la guerra” con i giovani delle parrocchie del litorale, della diocesi e la cittadinanza, conclusasi con la fiaccolata e l’accensione di un braciere da parte del vescovo quale simbolo di speranza per la pace.
A completare il percorso culturale che accompagna la mostra di sculture di sabbia sarà l’incontro “Nel dialogo di pace, l’impegno dei giovani”, organizzato dall’associazione Marcato in collaborazione con l’Istituto di studi ecumenici San Bernardino di Venezia, che si terrà venerdì 31 gennaio presso il centro congressi Kursaal e al quale parteciperanno gli studenti delle classi V del liceo Montale e dell’istituto Cornaro confrontandosi sul dialogo interreligioso, poi vi saranno le testimonianze di un giovane frate francescano impegnato nel dialogo interreligioso in Marocco e di alcuni giovani della Cittadella della Pace “La Rondine” di Arezzo.
Il percorso artistico dello Jesolo Sand Nativity si compone di 12 sculture realizzate da 14 artisti provenienti da tutto il mondo. Tra queste, un’opera che raffigura la parabola del Buon Samaritano è stata dedicata alla memoria di Giacomo Gobbato con il coinvolgimento della famiglia. Il buon samaritano è infatti il simbolo universale di misericordia e la compassione da mostrare verso il nostro prossimo, chiunque esso sia. Una figura nota in tutto il mondo, con un’influenza tale che con “buon samaritano” si intende la persona generosa e pronta a fornire aiuto. Esattamente ciò che ha fatto Giacomo Gobbato lo scorso settembre, quando rimase vittima di un accoltellamento mortale per le vie di Mestre mentre prestava soccorso a una donna che stava subendo una rapina.
Il Sindaco De Zotti ha dichiarato: “Lo Jesolo Sand Nativity è certamente un’esposizione di bellissime sculture ma ormai è diventato qualcosa di più, una vera e propria mostra d’arte che in quanto tale porta con sé un messaggio da diffondere, uno spunto di riflessione. Questo è insieme bellissimo ma anche una grande responsabilità. Impegna tutti coloro che ci lavorano a farlo al meglio e a fissare grandi temi all’attualità, proprio per stimolare un pensiero. Siamo orgogliosi che quest’anno parta da Jesolo un messaggio così alto di pace e dialogo, nella speranza che raggiunga più persone possibili e riesca a incidere sulle coscienze”.
Monsignor Marcuzzo ha detto: “A Gaza è tutto distrutto, non c’è più nemmeno una scuola in piedi. Fortunatamente nell’area della nostra chiesa qualcosa è rimasto, qualcosa funziona ancora, e lì stiamo cercando di aiutare più persone che possiamo. Intorno alla nostra chiesa, alla canonica, alla casa delle suore, vivono qualcosa come 600 persone, le une accanto alle altre, tutti laici ma di religioni diverse, come in una sorta di convento. Il patriarca Pizzaballa è riuscito a ottenere un permesso speciale per far arrivare dei camion con generi alimentari, qualche medicina, alcuni mezzi di educazione. Con queste scorte cerchiamo di aiutare le persone quantomeno a non morire, di fame o per le malattie che non riescono a curare perché non ci sono medicine. Ma nonostante questa difficilissima situazione, dove il 7 ottobre rappresenta una causa e non un effetto, fatti terribili e da condannare ma che rappresentano un grido di disperazione, esiste ancora una speranza. Le persone sperano che tutto questo finisca e di poter vivere una vita normale. Da Jesolo partono più messaggi e il primo ci arriva dalla sabbia stessa: un materiale fragile, come l’uomo, dal quale riusciamo però a ottenere qualcosa di bello. Queste statue, un Natale. Lo stesso per l’uomo, dalla cui vulnerabilità può trarre qualcosa di buono”.