Visionari, sognatori, se non addirittura pazzi. Quando si iniziò il Sand Nativity a Jesolo c’era chi non avrebbe scommesso un soldo bucato su questa esperienza. Indifferenza, scetticismo, talvolta perfino lo scherno.
Ci è voluta la capacità di resistenza di quel visionario e sognatore di Massimo Ambrosin, dirigente dell’ufficio turismo del Comune di Jesolo, che con lungimiranza aveva creduto nella validità di quella proposta. Era il 2002. A distanza di 16 anni il Sand Nativity e Jesolo sono ormai indissolubilmente legati. Migliaia le persone che ogni anno lo visitano. Migliaia le persone che, pur a ingresso gratuito, hanno partecipato con una libera offerta a progetti benefici che hanno portato il nome di Jesolo, o meglio il suo cuore e la sua generosità, in tante parti del mondo.
Di anno in anno il fascino del Sand Nativity è andato aumentando. La potenza espressiva di quelle sculture, la capacità di trovare una linea interpretativa ogni anno diversa non solo ha diradato dubbi e scetticismi ma ha creato lo spazio per un sogno ancor più audace: portare il Presepio di Sabbia a Piazza San Pietro.
Ebbi la ventura di raccogliere quel sogno per primo. Gente Veneta, il giornale del Patriarcato di Venezia, aveva deciso di dedicare una pagina intera a questo evento. Era il 2006. Il successo crescente dell’iniziativa meritava un’attenzione più puntuale.
Per organizzare quella pagina fissai una chiacchierata con Massimo Ambrosin e Richard Varano, direttore artistico dell’evento.
Bevendo il caffè, quasi con noncuranza Ambrosin la butta là: «Abbiamo saputo che il presepio di Piazza San Pietro non è più realizzato dalle maestranze della Città del Vaticano ma viene affidato a città, enti o associazioni».
Ricordo di averlo guardato dritto negli occhi come a dirgli: ho capito bene? «Sì, è un sogno al quale stiamo pensando» è stata la sua risposta. Non ho esitato a fare mio quel sogno. Quando però si è trattato di scrivere l’articolo per il giornale qualche dubbio l’ho avuto. Potevano sparare in pagina questo sogno? Non potrebbe essere un atto di presunzione se non addirittura di arroganza? Siamo il giornale della diocesi, forse un po’ di prudenza sarebbe necessaria. Ma mi è bastato ripensare a quelle grandi sculture per rompere ogni indugio.
Quel presepio così fatto parla del mistero dell’Incarnazione ad ogni sensibilità, al credente e al non credente. La pagina è uscita sul numero di Gente Veneta del 23 dicembre 2006. Uno dei tre pezzi aveva questo titolo “Il presepio di sabbia a Piazza San Pietro?”. Il punto di domanda era il residuo di prudenza del caporedattore. Per la prima volta Gente Veneta avanzò l’ipotesi che “un po’ di profumo dell’Alto Adriatico arrivasse fin sotto le finestre del Papa”.
Jesolo ha pazientato per 12 anni. Ora quel profumo dell’Alto Adriatico si espanderà davvero tra il colonnato del Bernini.
Giampaolo Rossi