Il tema scelto per la ventunesima edizione di Jesolo Sand Nativity 2023 è “Sulle orme di Francesco d’Assisi”.
Dopo le edizioni dedicate alle opere di misericordia, agli Esodi nella Bibbia (con riferimento al fenomeno delle migrazioni contemporanee), e al tema della Pace, quest’anno Sand Nativity intende celebrare gli 800 anni dal primo presepe rappresentato da San Francesco a Greccio.
Un team di 14 scultori professionisti di fama internazionale rappresentano gli episodi più significativi della vita di Francesco d’Assisi grazie alla preziosa collaborazione del Sacro Convento di San Francesco in Assisi.
In apertura al percorso espositivo narrante le vicende riguardanti la vita di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, vi è l’opera dedicata a uno tra i racconti più popolari della vita del Santo.
L’episodio narra come Francesco, spinto da un tenero amore e una grande pietà anche per le altre creature, esortò un gruppo di uccelli ad ascoltare la parola di Dio.
La figura dell’uomo è attorniata da varie specie di volatili che lo ascoltano attentamente e senza timore, volteggiando leggeri nell’aria o accovacciati ai suoi piedi.
Due alberi incorniciano la scena, ambientandola in un paesaggio naturale molto frequente nelle storie legate a San Francesco, simbolo di semplicità e forte rimando al suo legame con la natura.
Le fonti narrano come il giovane Francesco fosse particolarmente turbato e provasse ripugnanza verso i lebbrosi. Tuttavia, quando gli capitò di incontrarne uno in un incontro fortuito, anziché ascoltare il suo ribrezzo, scese da cavallo e lo abbracciò e baciò.
I due grandi volti dei personaggi trasmettono tutta l’emotività della scena. Lo sguardo sofferente del malato è rivolto con dolcezza alla figura del Santo che lo accoglie tra le proprie braccia, tenendolo per mano. Gli occhi di Francesco non sono più dispregiativi ma pieni di tenerezza nei confronti di chi soffre. Lo sfondo dell’opera, semplice come l’anima del protagonista, fa risaltare il tenero rapporto tra i due personaggi, senza lasciare spazio a nessuna divagazione dei pensieri.
Uno dei luoghi di preghiera di Francesco era la malmessa chiesetta di San Damiano, nei pressi di Assisi. Un giorno mentre pregava dinnanzi al crocifisso, quest’ultimo si animò e disse: “Vai Francesco, ripara la mia casa che sta cadendo in rovina”. É intuibile come questa frase fosse una metafora, che invitava Francesco non solo a riparare a livello strutturale la piccola chiesetta, ma come fosse stato esortato a rinnovare la Chiesa tutta, fatta di persone credenti, e le sue istituzioni. La struttura compositiva dell’opera in sabbia evidenzia la frase pronunciata dal crocifisso, che spicca al centro della composizione lavorato sapientemente a basso rilievo. L’architettura in grave declino, inquadra la scena conferendone una grande drammaticità.
Nel 1223 papa Onorio III approvò la Regola di vita di Francesco d’Assisi e dei suoi frati.
Con questo documento San Francesco intese dare alla comunità di confratelli che lo seguivano, sia l’indirizzo spirituale del nascente Ordine francescano, che una serie di norme pratiche destinate a regolare la loro vita quotidiana. Il fulcro della composizione si trova nella zona destra del grande blocco di sabbia, dove Francesco è inginocchiato ai piedi del Papa nel momento dell’approvazione dell’importante documento. Proprio i 3 nodi presenti alla cinta del Santo ricordano le 3 regole di vita francescane ovvero “Osservare il Santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità.”
L’artista ha preso spunto da un grande quadro settecentesco conservato a Palazzo Barberini di Roma che narra lo stesso episodio, reinterpretandolo tridimensionalmente.
Il racconto tridimensionale dell’episodio, che si svolse nella pubblica piazza, è organizzato secondo uno schema asimmetrico che concentra un’imponente struttura architettonica sul lato sinistro della composizione. Francesco, al centro della scena, si è appena spogliato dei beni materiali che possiede, provocando il ripudio da parte del padre. Il Vescovo, in posizione predominante rispetto alle altre figure, accoglie l’uomo nudo coprendolo con il suo stesso manto, segno di accoglienza e protezione da parte della Chiesa nei confronti della scelta di Francesco. Il padre di Francesco, Pietro Bernardone, sulla sinistra, distoglie con disprezzo lo sguardo dal gesto del figlio. Anche in questo caso l’artista si è ispirato ad un bozzetto già esistente del barocco spagnolo.
Nel 1219, nel corso della V crociata, Francesco si imbarcò per raggiungere la Terra Santa ed è proprio durante questo viaggio che avviene l’incontro con il Sultano al-Malik al-Kamil. Tutte le principali fonti dell’epoca sono concordi nel presentare lo spirito di coraggio che animava Francesco e la saggezza che caratterizzava il Sultano. La scultura raffigura questo evento ponendo i due gruppi contrapposti uno di fronte all’altro, con Francesco, in piedi sul tappetto decorato con motivi cruciformi, in posizione predominante davanti al Sultano che lo ascolta comodamente seduto. Altri personaggi osservano interessati la scena, probabilmente dubbiosi sull’esito dell’incontro.
L’episodio viene ricordato come un importante momento di scambio tra la cultura cristiana e quella islamica.
Le fonti raccontano come San Francesco fosse particolarmente attratto dalla musica. Talora poteva capitare che egli raccogliesse un legno da terra e, mentre lo teneva sul braccio sinistro, con la destra prendeva un archetto tenuto curvo da un filo e lo utilizzava come fosse una viola, cantando in francese le lodi del Signore.
La composizione che l’artista ha realizzato ruota attorno al senso di circolarità; una circonferenza incornicia la scena creando due differenti mondi: esternamente vi è il mondo che viviamo, così per come lo conosciamo, che appare però distorto, una realtà deformata, come si può notare dalle forme che lo compongono. Internamente alla bolla vi è invece la vera essenza delle cose, quella vissuta da Francesco. Il Santo, attraverso la musica, entra in contatto con gli elementi del creato, con l’intento di riconnettersi alle origini del mondo naturale, puro e semplice come era in principio.
La nota vicenda narra come Francesco, giunto alla cittadina di Gubbio, trovò gli abitanti spaventati per la presenza nel circondario di un feroce lupo che li tormentava. Trovato l’animale appena fuori dalla città egli lo benedisse, stringendo con lui un patto di rispetto reciproco: il lupo non avrebbe più tormentato i cittadini e sarebbe stato ricompensato con accoglienza e nutrimento. Il patto fu rispettato da entrambe le parti fino alla morte dell’animale, con grande riconoscenza per l’intervento di San Francesco.
La scultura ritrae il volto di San Francesco affiancato dal muso del lupo. Il sovradimensionamento dei soggetti permette di ammirare l’espressività dei volti e l’attenzione dell’artista per i dettagli più minuti.
La vicenda delle stimmate di Cristo avvenne presso il monte della Verna; Francesco ebbe la visione di Cristo sotto le sembianze di un serafico crocefisso il quale lo raggiunse con cinque raggi di luce che promanavano proprio dalle ferite riportate da Gesù stesso.
L’artista belga ha studiato per questo episodio una composizione assolutamente inedita e originale. Per simboleggiare ciò che il Santo sta vivendo in prima persona egli ha scelto di conferire un punto di vista molto particolare all’intera scultura: il corpo dell’uomo segue una prospettiva fortemente enfatizzata, che focalizza l’attenzione sulle ferite, mentre l’Angelo segue una prospettiva totalmente centrale. Questo “disturbo ottico” infonde nel visitatore un senso di vertigine ed elimina ogni sorta di certezza su ciò che sta avvenendo. Il visitatore è chiamato quindi ad assumere lo stesso punto di vista del Santo, a provare le stesse sensazioni, a immedesimarsi in ciò che sta avvenendo.
Come racconta San Bonaventura (uno dei maggior biografi di San Francesco): “Una volta il Santo, prostrato da molte malattie insieme, sentì il desiderio di un po’ di bella musica, che gli ridonasse la gioia dello spirito. Convenienza e decoro non permettevano che ciò avvenisse ad opera degli uomini, e allora intervennero gli angeli compiacenti a realizzare il suo desiderio.”
Sulla sinistra la scultrice ritrae il Santo, durante i suoi ultimi giorni di vita, con un volto scavato dal dolore, ma dalla cui espressione traspare la pace e la gioia che la musica, suonata dall’angelo, riesce a infondergli nell’anima. Dallo strumento si irradiano raggi di luce, che focalizzano l’attenzione dello spettatore sul volto del Santo.
Chiara d’Assisi è stata una grande seguace e discepola di Francesco ed è conosciuta come fondatrice dell’ordine delle Clarisse. La sua figura è strettamente connessa a quella di San Francesco in quanto seguono fin da subito gli stessi ideali e stili di vita volti alla semplicità e all’umiltà.
In questa scultura viene raffigurato il commiato delle “sorelle” al corpo del Santo, la cui salma viene appositamente portata presso il convento di San Damiano dove le donne vivevano in clausura.
Anche in questa occasione l’artista ha scelto di organizzare la composizione posizionando le figure su di uno sfondo sobrio, senza alcuna decorazione, per porre l’attenzione sui sentimenti che i personaggi provano: il grande dolore delle donne è enfatizzato dalla loro gestualità teatrale, mutuata dall’artista da varie opere del passato che riproducono la stessa scena.
Nel 2023 ricade l’ottavo centenario dal Natale in cui San Francesco realizzò il primo presepe presso il paesino di Greccio.
Correva l’anno 1223 quando egli, dopo l’approvazione della Regola, chiese al Pontefice il permesso di poter rappresentare la Natività così da realizzare un evento che ancora oggi segna la storia della nostra terra e che è diventato simbolo tradizionale in tutto il mondo cristiano per ricordare la nascita di Cristo. Tre artisti hanno lavorato insieme per scolpire il grande blocco di sabbia: la Sacra Famiglia, incorniciata da un motivo decorativo volto ad attrarre l’attenzione dello spettatore, è affiancata a sinistra dal gruppo dei Re magi, sovrastati da una luminosa stella cometa. A destra, il gruppo dei semplici pastori, lavorato sapientemente e curato in ogni dettaglio, pone l’accento sul valore religioso di avvicinamento di Cristo all’Uomo, perché quest’ultimo possa meglio accoglierlo e lasciarsi amare.