Il tema scelto per le opere dell’edizione 2021 di Jesolo Sand Nativity è “La sabbia dei Miracoli”. Un percorso scultoreo che racconta i miracoli di Gesù come invito a riflettere sul significato della salvezza.
La chiesa del Redentore e la basilica dedicata alla Madonna della Salute a Venezia sono solo due esempi che testimoniano il legame profondo tra la fede e la speranza di salvezza e guarigione.
A Roma, Papa Francesco si è recato nella chiesa di San Marcello al Corso dov’era custodito un crocifisso che nel 1521 fu portato per le strade della città durante la peste. E secondo le cronache dell’epoca, l’epidemia cessò quando il crocifisso arrivò in piazza San Pietro. Per questo il Santo Padre ha portato il manufatto sacro in basilica, esponendolo durante la preghiera per la fine della pandemia.
Marco 2, 10-12
Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico -: «Alzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». Quello si alzò e subito presa la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».
Questo racconto viene rappresentato dalla scultrice con estrema semplicità. In primo piano a sinistra la figura di Gesù mostra con gesto eloquente il momento del miracolo. Il paralitico ai piedi di Cristo lo guarda incredulo, come la folla che si affaccia dalla finestra. Le espressioni di stupore sul volto della folla e i gesti delle loro mani, dimostrano la capacità dell’artista di esprimere le emozioni nelle figure da lei rappresentate. È proprio su queste emozioni di stupore e incredulità che si basa la composizione: il rettangolo della finestra, posto al centro della grande scultura, funge da nodo focale verso cui viene attirato lo sguardo dello spettatore.
Marco 10, 46-52
E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c’era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». […] Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». E Gesù gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.
La scena, rappresentata alle porte di Gerico, come si può notare dalle spesse mura che incorniciano la composizione, vede al centro dell’opera Gesù nell’atto di guarigione del giovane ragazzo. Sullo sfondo, incuneata tra le architetture, la folla insieme ai discepoli assiste alla scena. In quest’opera viene enfatizzato molto il valore prospettico, accentuandolo attraverso l’utilizzo delle masse che compongono le parti laterali della composizione. Si viene a creare in questo modo una illusione spaziale molto profonda pur avendo a disposizione la limitata dimensione del blocco in sabbia.
Marco 10, 40-45
Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!». Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!». Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: «Guarda di non dir niente a nessuno […]». Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.
L’episodio della guarigione del lebbroso viene rappresentato dall’artista olandese ponendo in primo piano il malato in cerca di aiuto. Il corpo ricoperto di bende lascia percepire lo stadio avanzato della malattia e il volto disperato del personaggio denota la sofferenza che è destinato a sopportare. Il suo braccio è proteso verso la figura di Cristo a chiedere aiuto. Gesù, incorniciato da un arco in pietra, volge il suo gesto miracoloso verso il sofferente.
Marco 7, 31-37
Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: «Effatà» cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
Come narra la vicenda di questo miracolo avviene lontano dalla folla, alla sola presenza di Gesù, del povero sordomuto e dei suoi accompagnatori. L’eloquenza del gesto compiuto da Gesù basta a dare l’intero significato all’opera. Con un solo tocco egli risana il povero malato inginocchiato ai suoi piedi. Anche sullo sfondo di quest’opera troviamo elementi architettonici, grandi colonne e una apertura ad arco che incorniciano la figura di Cristo.
Marco 1, 29-34
E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Molte figure affollano questa scena: l’anziana suocera di Simone è attorniata dai suoi cari che la assistono amorevolmente. Gesù, ritratto nel momento in cui tocca la mano della donna, spicca per imponenza tra i personaggi. Dell’intera scena colpisce la maestria dell’artista nella lavorazione dei panneggi. La morbidezza delle vesti, le pieghe che si vengono a formare nei tessuti, la delicatezza del lenzuolo che copre il letto della donna, tutto è sapientemente lavorato dallo scultore che sembra aver volutamente riempito la sua composizione di stoffe e tessuti, quasi a sottolineare il particolare tecnicismo di questo dettaglio.
Marco 5, 27-34
Udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male. Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi mi ha toccato il mantello?». […] E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
L’occhio dello spettatore viene subito attratto dalla protagonista della scena: la donna malata, unica figura a terra nel mezzo di una fitta folla di figure ritte, spicca nella composizione dell’opera. Tutti gli sguardi sono rivolti a lei, che grazie alla sua fede e determinazione è riuscita ad ottenere la guarigione. La veste di Gesù, mezzo per il quale è avvenuto il miracolo, si trova al centro dell’opera ed è esaltata nelle curve morbide e pulite rispetto alle vesti indossate dalle persone a lui vicine. Sullo sfondo si intravede un tratto architettonico ad arco che guida l’occhio dello spettatore verso un punto di fuga ideale.
Luca 22, 47-53
Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì.
Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre».
L’artista ha scelto di rappresentare quest’episodio miracoloso ponendo in risalto solamente le figure protagoniste della scena. Lo sfondo, lasciato completamente liscio, fa sì che il gesto di guarigione spicchi al centro della composizione. La scala dimensionale delle figure, enfatizza ulteriormente il gesto compiuto da Gesù, che contemporaneamente alla guarigione si occupa di ammonire gli aguzzini.
Matteo, 5-13
Entrato in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: «Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente». Gesù gli rispose: «Io verrò e lo curerò». Ma il centurione riprese: «Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch’io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Va’, ed egli va; e a un altro: Vieni, ed egli viene; e al mio servo: Fa’ questo, ed egli lo fa».
All’udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: «In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’, e sia fatto secondo la tua fede». In quell’istante il servo guarì.
L’artista ha scelto di porre in primo piano non il momento di guarigione, come avviene invece per le altre opere presenti in mostra, ma pone al centro la richiesta del centurione, il suo atto di fede che porta poi alla guarigione del suo servo. Il malato si intravede nel lato destro della scultura, ma rimane in secondo piano. Spicca invece l’importanza della figura del centurione, la cui fede è la vera protagonista dell’episodio. Le figure, su uno sfondo assolutamente semplice e pulito, irradiano degli imponenti raggi di luce che illuminano la scena.
Marco 5, 3-13
Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo. Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi, e urlando a gran voce disse: «Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito immondo, da quest’uomo!». E gli domandò: «Come ti chiami?». «Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti». E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione.
Ora c’era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo. E gli spiriti lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l’altro nel mare.
Questo racconto appare sicuramente come quello che lascia una maggiore libertà interpretativa all’artista. Figurativamente molto ricco di dettagli l’opera vede in primo piano Gesù nell’atto di liberare l’indemoniato che è rappresentato dunque avvolto da molti piccoli demoni che, insieme ai porci al pascolo di cui poi si impossesseranno, lo circondano dando un senso di forte movimento a tutto il lato destro del grande blocco scolpito. Appare in netta evidenza il contrasto tra le due sezioni dell’opera: mentre il lato sinistro colpisce per la tranquillità e compostezza della figura e dello sfondo, il lato destro colpisce per la dinamicità che si viene a creare grazie a questo vorticoso volo di piccole figure indemoniate.
Giovanni 11, 38-44
Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. […]». E, detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare».
L’episodio più significativo tra i miracoli di guarigione è proprio la Resurrezione di Lazzaro ed è stato volutamente inserito al termine del percorso della mostra come a concludere il racconto elaborato per questa edizione 2021 di Sand Nativity. La grande opera del maestro russo Ilya Filimontsev appare imponente nelle sue figure. Sullo sfondo, le rocce del sepolcro, incorniciano il gesto miracoloso, enfatizzato da simbolici raggi di luce che sottolineano l’avvenimento mistico. Le donne assistono alla scena e dimostrano con i loro sguardi l’immensa fede che ripongono in lui.
Luca 2, 6-7 e 11-14
Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo.
“Oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore”. E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva:” Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”.
In questa nuova location l’opera dedicata alla Natività è la più grande scultura di sabbia mai realizzata nella storia di Sand Nativity. L’opera misura ben 10 metri di larghezza ma nonostante ciò riesce a tramettere tutta l’intimità e il raccoglimento tipico di questa tenera scena famigliare.
È stata realizzata da un gruppo di 3 artisti la cui maestria si riesce a fondere in modo omogeneo creando una composizione di grande impatto emotivo. La semplicità e l’eleganza dello sfondo neutro contribuiscono ad enfatizzare la Sacra Famiglia da cui pare irradiarsi una luce di pace e di speranza che si diffonde tutto intorno.
La scultura che idealmente termina il percorso delineato per questa edizione di Sand Nativity, è stata appositamente pensata come un tributo a tutte le persone che si sono impegnate, con le loro conoscenze, capacità e abilità, in questo difficile periodo di lotta alla pandemia.
Ai sanitari, ai lavoratori in prima linea e a tutte le persone che si occupano del sostegno al malato, è dedicata questa grande opera in sabbia, che ci auguriamo possa invocare un sentimento di riconoscenza che esse meritano da parte di tutti noi.